I giornalisti, quelli veri e posati, hanno urlato al "grande Milan del grande Zlatan" e poi ci sono quelli come me. Semplici tifosi che rimangono col cuore spezzato e, forse ingiustamente, puntano il dito contro una Lazio che non ha saputo battere "uno dei Milan più scarsi degli ultimi anni".
Frase da ripetere fin quando il riscaldamento globale non ci avrà uccisi tutti.
Quelli come me, però, sanno riconoscere un limite obiettivo: senza attaccanti come fai ad attaccare?
Una partita pregiudicata già nei tunnel dai presenti che facevano rimpiangere gli assenti, Caicedone e Ciro in tribuna, semplici spettatori.
E se manca l’attaccante almeno la difesa cercando di strappare magari un pareggiotto a stento. Invece no, galeotto fu il Radu con la mano alzata e Strakosha molto al di sotto in un insolito e deludente repertorio che ha compreso sfarfallate, un rigore afferrato, scappato e buttato in porta.
Episodi fortuiti per i rossoneri che hanno indirizzato la gara già nella prima mezz’ora.
Lo scudetto è morto sulla punta della lingua sabato sera?
Il fallimento di questo sogno non è ancora certificato, sarà la matematica sola a dire "stop".
Inutile nasconderci dietro ad un dito: questa squadra non è stata messa su per giocare ogni 3 giorni.
Certo, quando fu fatto il mercato nessuno avrebbe potuto immaginare il coronavirus, quello che c’è sembrato la fine del mondo.
E forse un po’ lo è stata davvero.
L’organico consegnato a Simone Inzaghi con un solo innesto pronto all’uso, Lazzari, non era sicuramente un organico pronto a scendere in campo a ritmo così indiavolato.
La creatura di Lotito lo ha dimostrato da subito: per arrivare in Champions League, sono stati fatti sacrifici.
Abbandonare l’Europa League e la Coppa Italia.
All’epoca nessuno però avrebbe potuto immaginare il coronavirus.
Sono stati portati a Formello mezzi calciatori, scommesse, ex Salernitana con un Vavro da 12 mln.
Ora, la colpa non è sicuramente di Vavrone, ma al principio l’idea di giocare con Patric o Bastos era repellente, beh, l’ex Copenhagen è la riserva di entrambi.
In pratica è la riserva della riserva.
Ad affollare i corridoi di Formello, poi ci sono gli eterni incompiuti come Cataldi, gli ex che avevano perso il posto tipo Parolo, gli improvvisati sostituti in un inedito modulo per loro vedi Jony.
E così hai completato la Lazio B pregando non debba mai giocare tutta assieme perché, con la Lazio B si perde malamente.
L’altro grande errore è stato il nostro, quello dei tifosi coadiuvato dalla dirigenza, ovvero aver gridato alla ripresa iniziando a spolverare la bacheca per il Tricolore.
Ed è lì che il sogno è crollato, quando abbiamo capito che la Lazio vista fino allo stop dettato dal coronavirus, non era più la stessa.
Tutto c’è stato avverso; dalla temperatura all’impossibilità di preparare le partite con lucidità.
Nessuno pareva infatti, aver messo in conto un campionato troppo frettoloso per i grandi sogni.
Adesso forse bisogna crederci di più, Pioli non c’ha distrutti, il pallone gira e quelli sopra di noi hanno altro a cui badare.
La Champions League che inizierà appena dopo l’infernale campionato 2.0.
Nulla finisce con Pioli, ma dovremmo restare coi piedi ben saldi a terra.
La Lazio patinata è roba passata.
In campo, da oggi in poi non ci sarà più spazio per le magie di Alberto, i piedi raffinati di Milinkovic, adesso abbiamo bisogno della cattiveria e l’ignoranza agonistica.
Le critiche possono aspettare, illogicamente dobbiamo continuare a credere nel miracolo che sta racchiuso in 7 punti.
C’è stata data una seconda possibilità quando tutto sembrava perso, quando il coronavirus c’aveva tagliato le gambe.
C’è stata data una possibilità per non rimanere col nodo alla gola.
E se non sarà Scudetto, sarà Champions League dopo un decennio e qualcosina di più.

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